Biagio Marin. Foto tratta dal web

Credo che esista in tutti il desiderio di vedere se stessi proiettati in una dimensione dove l’esperienza concreta della propria individualità incontri la dimensione dell’Assoluto. Solo i poeti, e quelle anime su cui lo Spirito ha deciso di soffiare, sono capaci di dire questo desiderio.

Giacomo Leopardi senz’altro. E non è cosa di poco conto se per un breve istante, mentre componeva quell’idillio che tutti abbiamo letto e che molti hanno imparato a memoria , è stato incerto tra l’Infinità e l’Immensità in cui il pensier suo s’annegava. Non lo è, cosa di poco conto, perché annegare nell’Infinità può voler dire cullarsi nelle braccia dell’Assoluto. L’Immensità, invece, rende più l’idea di un ambito spaziale o ideale (puntualizza il Devoto-Oli) di eccezionale vastità che suggerisce l’idea dello sconfinato…

Ovviamente questa è solo una suggestione. Quello che importa è che ne richiama un’altra. Legata ai versi di Biagio Marin, poeta di Grado, che ha detto come pochi la contiguità tra il pensiero della vita che finisce e il desiderio che questo finire sia un dolce e indistinto fluire nell’Assoluto. Per essere finalmente parte di quel Tutto che è la Vita.

Fa che la morte mia, / Signor la sia / comò ‘l score de un fiume in te ‘l mar grando… Fa’ che la morte mia, / Signore sia / come il fluire di un fiume nel mare grande…

Un desiderio sacro, come sacra si riconosce essere la dimensione stessa della vita (Tégneme senpre vivo, / che posso ringrassiate / de le ore de pena / e de quele beate…Tienimi sempre vivo, / che possa ringraziarti / delle ore di pena / e di quelle beate…)

Questi versi di Marin toccano l’anima e mi tornano alla mente ogni volta che si ripropone un caso concreto che riguarda la questione dell’eutanasia o del proseguimento di ogni cura medica fino alla fine naturale.

I versi di Marin esprimono desideri in apparenza opposti. In apparenza. E come si fa a decidere con certezza, nella situazione concreta e da lontano, quale sia il desiderio giusto?

Tutto entra in una dimensione che riguarda l’esperienza concreta della propria individualità in relazione con l’Assoluto. Della propria e di nessun altro. Ma è così per tutti e per ognuno.

Ogni volta che il pensiero torna a questo e deve dire qual è la parte dalla quale stare senza avere alcun dubbio, le uniche parole possibili che vengono alla mente sono quelle che riporta Luca: Signore, se vuoi, allontana da me questo calice! Se vuoi.