Foto tratta dal Corriere della Sera, edizione online del 22 maggio 2019

Nel suo bellissimo libro La cultura greca e le origini del pensiero europeo Bruno Snell ci racconta che, almeno a partire dal IV secolo a.C. e sotto l’influsso dei Sofisti, si comincia a pretendere dall’uomo colto il rispetto dell’uomo in quanto tale. Cultura diventa quindi un sinonimo di umanità. E pare proprio che l’idea di umanità porti con sé anche il senso della solidarietà umana che, continua Snell, sembra essere sorto (e in epoca ancora precedente), dalla convinzione che noi tutti siamo deboli mortali, destinati a sparire come le foglie del bosco.

A ogni rilettura dell’Odissea sono sempre catturato dalle meravigliose formule omeriche, e quella dell’Aurora dalle dita di rosa è solo un esempio tra gli altri possibili. E poi ci sono anche quei versi dove Omero lascia trasparire il profondo senso religioso (di dovere religioso) per cui ogni mendicante, ogni uomo che chiede protezione, o che giunge straniero in terra straniera, è considerato sotto la protezione della divinità. Anche se non ha diritti. C’è sempre la possibilità che sia un Dio, anche se dal suo aspetto mortale ciò non traspare.

A caso: libro VI , 198-211: Ma costui è un povero ramingo capitato fra noi e ora dobbiamo prendercene cura: stranieri e mendicanti sono tutti sotto la protezione di Zeus. Oppure: libro VIII, 536: Ospite e supplice valgono come un fratello per chi abbia solo un po’ di buon senso. E ancora: libro I, 123: Salve straniero! Fra noi sarai accolto gentilmente; poi, saziato del pasto, racconterai di cosa hai bisogno. Possono bastare questi passi che ho scelto dalla traduzione curata da Franco Ferrari per UTET.

Tra Omero, l’evangelista Matteo – che parla da quello striscione esposto l’altro giorno a San Benedetto del Tronto – e le monache clarisse che lo hanno esposto, sono passati secoli e secoli. E in mezzo c’è stata la storia dell’Umanità. Con tutto quello che di bello e di necessario ha saputo portare con sé. Ci sono stati Platone e l’Ellenismo. Ci sono stati i grandi testi sacri dell’umanità. Ci sono stati i Padri della Chiesa. C’è stato l’Umanesimo.

Se dovessi scegliere una parola capace di ridurre tutto a una unità in grado di valorizzare ogni diversità, io direi che è proprio Cultura. Intesa nel senso più pieno di umanità. In questa Cultura, credo, ognuno di noi ha trovato il proprio nutrimento. Nello spirito laico e nella fede.

È un piacere dell’anima ogni ritorno costante al pensiero che l’ha fatta nascere, alle opere che l’hanno edificata. E come tutti i piaceri dell’anima preferisce il silenzio allo strepito. La discrezione all’ostentazione. E non dà spettacolo di sé. E non esibisce nulla. Né transitorie verità, né simboli di fede.

Non in commotione, Dominus.