
Quando Vincent van Gogh era immerso nella lettura dei libri che amava si perdeva. Allo stesso modo, forse, di quando si immergeva nella sua pittura.
Nella lettera che da Cuesmes scrive al fratello Theo tra il 22 e il 24 giugno del 1880 confida di non voler soccombere alla nostalgia né di voler cedere alla disperazione. È tornato nel Borinage, dove l’anno prima aveva ottenuto un incarico come predicatore laico e dove aveva cominciato a misurarsi con il disegno. Forse sente un po’ di malinconia perché gli manca la possibilità di vivere a contatto con l’arte come gli accadeva quando, all’Aia, era impiegato presso la Ditta Goupil & Cie, che si occupava a livello internazionale di editoria e di mercato d’arte.
Ma il paese o la patria sono dovunque e l’anima, scrive Vincent a Theo, continua sempre a vivere e dunque sempre e ancora sempre cerca. E lui, dopotutto, è un uomo passionale che sa molto bene quanto sia indispensabile trarre profitto dalle proprie passioni se non si vuole soccombere alla nostalgia o cedere alla disperazione.
E se deve citare una tra le sue tante passioni Vincent non sembra mostrare incertezza: ho una passione pressoché irresistibile per i libri e sento continuamente il bisogno di istruirmi, di studiare se preferisci, così come ho bisogno di mangiare il pane.
Confidenze di questo tipo sono sparse di frequente nel corpus delle lettere di Vincent (lettere che opportunamente l’editore Donzelli ha pubblicato nel 2013 con il titolo Scrivere la vita). Né sono rari i momenti in cui la lettura e il confronto sulla lettura diventano occasione di autentica conoscenza del mondo e dell’animo umano. Nella lettera dall’Aia del 23 luglio 1882 Vincent chiede a Theo di dirgli il suo pensiero su alcune pagine del romanzo Le ventre de Paris di Zola che lo hanno particolarmente colpito e che gli fanno considerare come in quelle pagine e in quei personaggi ci sia quell’umanità che è il sale della vita. Considerazione seguita, senza interruzione di continuità nella frase, da una confessione che stempera ogni valutazione puramente estetica o poetica a vantaggio di una che è di carattere intimamente esistenziale: senza di quello la vita non mi interesserebbe. Punto e basta.
Quasi sempre queste lettere sono accompagnate dal racconto delle ristrettezze in cui Vincent vive. Spesso iniziano con un ringraziamento per la banconota che Theo acclude alle sue lettere di risposta. E che servirà a Vincent per i colori, per i libri e per il pane.
Una bellissima dichiarazione di amore viscerale per l’Arte, la Cultura, il Sapere.
Come bellissima e necessaria è la Lectio Magistralis che in occasione del Graduation Day 2018 Maurizio Bettini ha tenuto agli studenti dell’Università di Siena.
Quelle lettere e queste parole contengono la medesima passione per ciò che riesce a fare di noi esseri umani e non macchine specializzate. O, peggio ancora che macchine, uomini e donne inconsapevoli del tempo in cui vivono.
un elogio all’utilità dell’inutile… Squisito, come sempre..!
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Grazie, amico mio, per la tua generosa attenzione.
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